Forza Italia vuole imporre l’obbligo vaccinale per l’influenza.
Di Alfredo d'Ecclesia
Forza Italia vuole imporre l’obbligo vaccinale per l’influenza.
Il partito dei servi dei servi,concorrente al pd e agli altri partiti fratelli maggiordomi e camerieri delle puttane globaliste è pronto a usare il covid per esercitare il proprio ruolo al servizio della elites.
Ogni scusa è buona,il Berlusca vuole avere un riconoscimento nazionale e internazionale per il suo ruolo di predicatore servo del neo liberismo e delle autorità lacchè dei quattro satanisti che governano il mondo.
I servi dei servi del Berlusca vogliono far vedere al loro capo bastone quanto gli sono fedeli e grati,per aver regalato a loro vita e benessere,e sono pronti a dare il loro contributo per la distruzione della Costituzione e dei diritti elementari di ogni persona.
Secondo una protagonista del puttanesimo Berlusconiano Maria Stella
Gelmini “In queste settimane l’aggressività del
Covid-19 sta lentamente diminuendo, ma, tra scienziati e virologi, in molti
ipotizzano una seconda e importante ondata del virus nel prossimo autunno.
L’Italia non può farsi trovare impreparata. Nei mesi di febbraio e marzo,
quando è scoppiata l’emergenza, avevamo da contrastare anche il picco della
normale influenza stagionale, e questo ha causato numerosi problemi nel combattere
il Coronavirus”. È quanto afferma in una nota il capogruppo di Forza Italia
alla Camera dei deputati.
“Stiamo parlando – sottolinea - di due malattie che hanno
sintomi spesso molto simili, e anche per questo motivo il sistema sanitario è
andato in tilt, dovendo riconoscere e trattare in modo adeguato il Covid. Per
questo motivo, Forza Italia ha presentato una mozione - sottoscritta oltre che
da me, anche da Andrea Mandelli e da altri colleghi - che sarà discussa alla
Camera l’ultima settimana di maggio, per impegnare il governo ad introdurre
l’obbligo vaccinale antinfluenzale per i soggetti a rischio, per gli ultra
65enni e per tutti gli operatori sanitari. I vaccini sarebbero assolutamente
gratuiti e potrebbero essere fatti anche presso le farmacie. Da ottobre 2019 a
febbraio 2020 oltre 5milioni di italiani hanno avuto l’influenza. Ogni anno
questa malattia interessa in media il 9% dei cittadini, con un picco del 15%
nella stagione 2017/18. Ogni anno nel nostro Paese muoiono 8mila persone a
causa dell’influenza stagionale, il 90% di questi ha più di 65 anni.
Attualmente si vaccina solo il 15% della popolazione e il 57% degli over 65”.
“Il vaccino obbligatorio – conclude - per una determinata fascia d’età renderebbe più agevole la certezza della diagnosi in relazione al Covid-19 e darebbe sollievo alle nostre strutture sanitarie, oltre naturalmente a proteggere tutti i soggetti più esposti. Ci aspettiamo che il Parlamento voglia accogliere questa nostra proposta di buon senso avanzata nell’esclusivo interesse dei cittadini italiani”.
Questo partito insieme agli altri partiti venditori di menzogne dovrebbe sparire ed essere oggetto un giorno di una commissione di inchiesta per i danni provocati al popolo italiano,commissione fatta da persone vere degne di questo nome e non dai camerieri di Soros e Gates
Alfredo d’Ecclesia
MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE
IN MATERIA DI OBBLIGHI VACCINALI
La Camera,
premesso che:
l'influenza è una malattia respiratoria causata da virus
influenzali del genere Orthomixovirus, che si trovano nella saliva e nel muco
delle vie respiratorie e penetrano nell'organismo attraverso le mucose (bocca,
occhi, naso), infettando le vie aeree (naso, gola, polmoni);
l'influenza è una malattia molto contagiosa, perché la
trasmissione per via aerea da persona a persona avviene facilmente in maniera
diretta, attraverso le goccioline di saliva e le secrezioni respiratorie di un
soggetto infetto che tossisce o starnutisce o con un colloquio a distanza molto
ravvicinata o indiretta mediante dispersione delle goccioline (droplet) e
contatto con secrezioni su oggetti e superfici; gli individui adulti affetti da
influenza possono diffondere il virus ad altri soggetti da un giorno prima
dell'inizio dei sintomi a circa cinque giorni dopo l'inizio della
sintomatologia; i bambini e le persone con un sistema immunitario indebolito
possono essere più contagiosi e diffondere il virus per periodi più lunghi;
l'esordio dell'influenza generalmente si manifesta con l'insorgenza improvvisa di febbre alta, tosse e dolori muscolari; altri sintomi comuni includono mal di testa, brividi, perdita di appetito, affaticamento e mal di gola, ma possono verificarsi anche nausea, vomito e diarrea, specialmente nei bambini;
la maggior parte delle persone guarisce nell'arco di una
settimana o dieci giorni, ma i bambini molto piccoli, le donne in gravidanza,
gli anziani e chi soffre di patologie croniche sono a maggior rischio di
sviluppare complicanze più gravi che vanno dalle polmoniti batteriche, alla
disidratazione, al peggioramento di malattie preesistenti (quali, ad esempio,
il diabete, le malattie immunitarie o cardiovascolari e respiratorie croniche),
alle sinusiti e alle otiti (queste ultime soprattutto nei bambini);
l'influenza è una malattia stagionale che in Italia si
manifesta durante l'autunno e raggiunge generalmente il picco nei mesi
invernali (prevalentemente da dicembre a marzo), per ridursi poi in primavera e
in estate e, come nel resto d'Europa, si presenta con epidemie influenzali
annuali associate a morbosità e mortalità elevate;
secondo i dati più aggiornati di InfluNet (il sistema
nazionale di sorveglianza epidemiologica e virologica dell'influenza,
coordinato dal Ministero della salute con la collaborazione dell'Istituto
superiore di sanità), da ottobre 2019 al 26 aprile 2020, il numero di casi
stimati di sindrome simil-influenzale è pari a circa 7 milioni e 595 mila casi;
l'influenza colpisce mediamente ogni anno il 9 per cento
della popolazione italiana – con un minimo del 4 per cento registrato nella
stagione 2005-2006 e un massimo del 15 per cento per la stagione 2017-2018 – e
presenta una curva epidemica che generalmente raggiunge il picco all'inizio del
mese di febbraio, colpendo soprattutto la popolazione in età pediatrica (0-4 e
5-14 anni), con un'incidenza cumulativa che decresce all'aumentare dell'età;
in Italia, l'influenza è una delle 10 principali cause
di morte; i dati di mortalità specifici per influenza che l'Istat fornisce ogni
anno in Italia, stimano in circa 400 il numero di decessi direttamente imputabili
all'influenza. Tuttavia, tenuto conto che il virus influenzale aggrava le
condizioni già compromesse di pazienti affetti da altre patologie (per esempio,
respiratorie o cardiovascolari) fino a provocarne il decesso, la stessa Istat
stima in circa 8.000 il numero dei decessi, registrati ogni anno in Italia, per
influenza e per le correlate complicanze;
dai dati relativi all'impatto dell'influenza in Unione
europea, elaborati dal Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc),
si stima che in media circa 40 mila persone muoiano prematuramente ogni anno a
causa dell'influenza e che il 90 per cento dei decessi si verifica in soggetti
di età superiore ai 65 anni, specialmente tra quelli affetti da patologie
croniche (ad esempio, ipertesi, diabetici, broncopneumopatici, immunodepressi);
la spesa diretta e indiretta sostenuta a causa della
patologia influenzale e delle sindromi simil-influenzali, secondo quanto emerge
dal primo studio italiano presentato al 19esimo Congresso nazionale della Società
italiana di pneumologia nel 2018, pesa sulle famiglie e sullo Stato quasi
quanto una manovra economica; ogni anno, infatti, i costi complessivi ammontano
a circa 10,7 miliardi di euro, di cui 8,6 miliardi di euro a carico delle
famiglie e 2,1 miliardi a carico dello Stato: annualmente, dunque, ogni
famiglia spenderebbe in media 250 euro, mentre il servizio sanitario nazionale
circa 62 euro per malato;
nel rapporto «Prevenzione e controllo dell'influenza: raccomandazioni per la stagione 2019-2020», il Ministero della salute evidenzia che «l'influenza rappresenta un serio problema di sanità pubblica e una rilevante fonte di costi diretti e indiretti per la gestione dei casi e delle complicanze della malattia e l'attuazione delle misure di controllo»; diventa, quindi, indispensabile proporre interventi di sanità pubblica che possano determinare una svolta migliorativa nella lotta all'influenza che è, di fatto, tra le poche malattie infettive che ogni uomo sperimenta più volte nel corso della propria esistenza;
la vaccinazione è la forma più efficace di prevenzione
dell'influenza ed è ricompresa nel calendario vaccinale nazionale tra le quelle
previste nei livelli essenziali di assistenza; la vaccinazione antinfluenzale,
in accordo con gli obiettivi della pianificazione sanitaria nazionale e con il
perseguimento degli obiettivi specifici del programma di immunizzazione contro
l'influenza, viene offerta attivamente e gratuitamente alle persone che, per le
loro condizioni personali, corrono un maggior rischio di andare incontro a
complicanze nel caso contraggano l'influenza;
per la sostenibilità economica, secondo quanto previsto
dal piano nazionale della prevenzione vaccinale (2017-2019), in base al
principio del partenariato pubblico-privato di rilevante contenuto sociale e in
piena trasparenza, si sostiene che potrebbero essere individuati meccanismi
negoziali con i produttori che permettano, ad esempio, di diminuire il costo
unitario del vaccino in proporzione al raggiungimento di tassi di copertura
progressivamente più elevati;
secondo quanto stabilito dalla circolare «Prevenzione e
controllo dell'influenza: raccomandazioni per la stagione 2019-2020»,
predisposta dal Ministero della salute (accordo Stato-regioni 1° agosto 2019),
la vaccinazione antinfluenzale è raccomandata ed offerta attivamente e
gratuitamente a: soggetti che per le loro condizioni personali nel caso
contraggano l'influenza corrono un alto rischio di complicanze o ricovero
correlato all'influenza (soggetti di età pari o superiore a 65 anni; soggetti
dai 6 mesi ai 65 anni affetti da patologie che aumentano il rischio di
complicanze da influenza; bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine
con acido acetilsalicilico, a rischio di sindrome di Reye in caso di infezione
influenzale; donne che all'inizio della stagione epidemica si trovino in stato
di gravidanza; individui di qualunque età ricoverati presso strutture per
lungodegenti; familiari e contatti di soggetti ad alto rischio di complicanze);
soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e
categorie di lavoratori (medici e personale sanitario di assistenza in
strutture che, attraverso le loro attività, sono in grado di trasmettere
l'influenza a chi è ad alto rischio di complicanze influenzali; forze di
polizia; vigili del fuoco; altre categorie socialmente utili nello svolgimento
della loro attività lavorativa individuati dalle regioni/pubbliche
amministrazioni; personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali
che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani).
Invece, per tutti i soggetti della popolazione generale, non appartenenti alle
citate categorie a rischio che decidano di vaccinarsi contro l'influenza
stagionale, il vaccino deve essere prescritto dal medico e acquistato con oneri
a loro carico;
ogni regione e provincia autonoma stabilisce le
strutture deputate alla vaccinazione, individuate prioritariamente nei servizi
di vaccinazione dei dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie locali
e negli ambulatori dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera
scelta, a cui appare opportuno aggiungere anche le farmacie di comunità che,
nella funzione di presidi sanitari polifunzionali del territorio, nell'ambito
del progetto di «farmacia dei servizi», possono essere siti vaccinali
permanenti, previa disponibilità di spazi idonei sotto il profilo
igienico-sanitario e con la presenza di medici eventualmente assistiti da
infermieri o personale sanitario idoneo, secondo modalità e specifici accordi
da stabilire con apposita disciplina; tale previsione ridurrebbe
significativamente i tempi necessari alla somministrazione del vaccino e
consentirebbe una più estesa e agevole copertura vaccinale della popolazione,
grazie anche alla capillare distribuzione delle farmacie sull'intero territorio
nazionale, ivi comprese le aree rurali e periferiche che sono prevalentemente
sguarnite di presidi sanitari;
l'Organizzazione mondiale della sanità e il Piano
nazionale prevenzione vaccinale 2017-2019 riportano, tra gli obiettivi di
copertura per la vaccinazione antinfluenzale, il 75 per cento come obiettivo
minimo perseguibile e il 95 per cento come obiettivo ottimale negli
ultrasessantacinquenni e nei gruppi a rischio, ma nella stagione 2017-2018, in
analoga tendenza con le stagioni precedenti, vi hanno fatto ricorso solo il
15,3 per cento della popolazione generale e il 57,2 per cento delle persone con
età superiore ai 65 anni;
l'Organizzazione mondiale della sanità – in un documento del 7 marzo 2020 – ha fornito chiarimenti sul virus dell'influenza e su COVID-19, precisando che, seppur appartenenti a tipologie differenti, essi si manifestano con sintomi a carico dell'apparato respiratorio assai simili e con una medesima modalità di trasmissione; sul tema anche il Ministero della salute ha precisato che il vaccino contro l'influenza stagionale non protegge da COVID-19 e risulta indispensabile raccomandare fortemente la vaccinazione anti-influenzale anche per consentire la diagnosi differenziale e facilitare la distinzione tra le due malattie; inoltre, è necessario evidenziare che la percentuale ancora troppo bassa di soggetti vaccinati, rispetto a quella minima perseguibile auspicata dalle competenti autorità, determina una condizione di potenziale rischio per la tutela della salute pubblica;
dal rapporto del 4 maggio 2020 relativo all'«impatto
dell'epidemia COVID-19 sulla mortalità totale della popolazione residente primo
trimestre 2020», prodotto congiuntamente dall'Istituto nazionale di statistica
(Istat) e dall'Istituto superiore di sanità, dai dati riferiti a 6.866 comuni
(87 per cento dei 7.904 complessivi) e relativi all'86 per cento della
popolazione residente in Italia, è emerso che dal 20 febbraio 2020, data di
inizio della pandemia in atto, fino al 28 aprile 2020 sono stati segnalati al
sistema di sorveglianza nazionale integrata 199.740 casi positivi di COVID-19
diagnosticati dai laboratori di riferimento regionale, di cui 113.312 fino al
31 marzo 2020 (periodo di riferimento del rapporto), dei quali: il 52,7 per
cento dei casi (104.861) è di sesso femminile; l'età mediana è di 62 anni
(range 0-100); nelle fasce di età 0-9 anni, 60-69 e 70-79 anni si osserva un
numero maggiore di casi tra gli uomini rispetto alle donne; nella fascia di età
>90 anni, le donne sono più del triplo degli uomini, probabilmente a causa
della netta prevalenza femminile in questa fascia di età;
il vigente sistema di «sorveglianza integrata», deputato
anche alla raccolta dei dati sui decessi, a partire dal 20 febbraio 2020 e fino
al 31 marzo 2020 ha registrato 14.324 decessi di persone notificate come
positive al COVID-19; la mortalità «diretta» attribuibile a COVID-19 in
individui con diagnosi confermata, nel primo trimestre 2020, è stata di circa
13.700 decessi (dati riferiti a 6.866 comuni esaminati come emerso nel rapporto
Istat del 4 maggio 2020); esiste una quota ulteriore di circa altri 11.600
decessi per la quale si possono ipotizzare tre possibili cause: un'ulteriore
mortalità associata a COVID-19 (decessi in cui non è stato eseguito il
tampone), una mortalità indiretta correlata a COVID-19 (decessi da disfunzioni
di organi quali cuore o reni, probabili conseguenze della malattia scatenata
dal virus in persone non testate, come accade per analogia con l'aumento della
mortalità da cause cardiorespiratorie in corso di influenza) e una quota di
mortalità indiretta non correlata al virus, ma causata dalle difficoltà del
sistema ospedaliero – soprattutto nelle zone del territorio nazionale più
colpite dalla pandemia – e dal timore di recarsi in ospedale per scongiurare il
rischio di contagio;
soprattutto nei mesi di gennaio e febbraio 2020 – quando
sono stati riscontrati i primi casi di contagio da COVID-19 – in Italia si
registrava il picco dell'influenza stagionale e, pertanto, una più estesa
copertura vaccinale contro l'influenza avrebbe ridotto sensibilmente il numero dei
soggetti ammalati e una maggiore certezza nella diagnosi di patologia da
COVID-19; su tali presupposti e per conseguire una più estesa copertura
vaccinale con l'obiettivo di raggiungere il 75 per cento come traguardo minimo
perseguibile, molte regioni stanno valutando l'opportunità di svolgere più
corpose campagne sociali di informazione sui benefici derivanti dalla
profilassi vaccinale, nell'ottica che la «fase 2» e la «fase 3» necessitino
anche di misure per agevolare la diagnosi differenziata per ridurre la
pressione sul servizio sanitario nazionale;
la concomitante circolazione sul territorio nazionale
del virus influenzale e del COVID-19, il rischio di una recrudescenza
epidemiologica nel contagio da COVID-19 nel prossimo periodo autunnale e la conseguente
sovrapposizione dell'epidemia influenzale alla pandemia da COVID-19 potranno
determinare un forte impatto sui livelli di efficienza del servizio sanitario
nazionale, un ricorso incontrollato e inappropriato ai servizi di pronto
soccorso, un sensibile aumento delle ospedalizzazioni e una congestione dei
servizi sanitari territoriali, con conseguente pregiudizio per la garanzia dei
livelli essenziali di assistenza e possibili tensioni anche di natura sociale;
al fine di contenere la diffusione del virus influenzale
e di ridurre il numero dei soggetti che si ammalano, si ritiene necessario
raccomandare la vaccinazione antinfluenzale attraverso un ampliamento delle
categorie a rischio e delle fasce di età, come oggi indicate in tabella 1 nel
documento «Prevenzione e controllo dell'influenza: raccomandazioni per la
stagione 2019-2020» predisposto dal Ministero della salute (accordo
Stato-regioni 1° agosto 2019);
da tempo anche il board delle società scientifiche
Sip-Siti-Fimp-Fimmg sostiene un allargamento delle indicazioni alla
vaccinazione, che vada oltre le tradizionali categorie a rischio e abbassi
progressivamente a 50 anni l'età di offerta attiva e gratuita della
vaccinazione;
un'inversione di tendenza nella percezione
dell'importanza delle vaccinazioni sarebbe utile per ampliare la platea di
popolazione vaccinata e sana e per ridurre complicanze, ospedalizzazioni e
morti dovute a tale infezione, ma richiede la necessità di trovare nuove
modalità organizzative per l'offerta vaccinale dei prossimi anni in Italia,
anche al fine di rispondere ai bisogni dei cittadini e dei territori;
per il conseguimento degli obiettivi sopra indicati, la
stessa Società italiana di medicina pediatrica, in vista della riapertura delle
scuole nei mesi di settembre-ottobre 2020, auspica che, nella campagna
vaccinale 2020-2021, siano inseriti anche i bambini dai 6 ai 14 anni,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative per introdurre l'obbligo vaccinale
gratuito per tutte le categorie a cui oggi è raccomandata la vaccinazione;
2) ad adottare iniziative per introdurre l'obbligo vaccinale
gratuito, attualmente previsto solo «per medici e personale sanitario di
assistenza in strutture che attraverso le loro attività sono in grado di
trasmettere l'influenza a chi è ad alto rischio di complicanze influenzali», a
tutti gli operatori sanitari indipendentemente dall'età;
3) ad estendere la raccomandazione alla profilassi
vaccinale, che oggi è prevista per gli ultra sessantacinquenni, ai soggetti con
più di sessant'anni;
4) ad attuare, con urgenza, quanto previsto dal Piano
nazionale delle vaccinazioni, prevedendo la collaborazione di tutti gli
operatori sanitari, delle istituzioni scolastiche, delle università e dei mass
media, anche per favorire e promuovere la cultura vaccinale, mediante
l'organizzazione con cadenza ciclica di incontri con i genitori, convegni
tematici, interventi mirati da svolgersi nelle scuole e nei luoghi di lavoro,
finalizzati a una più estesa informazione sulle vaccinazioni, da conseguirsi
anche tramite la consegna professionalmente assistita ai cittadini di materiale
informativo tramite le farmacie;
5) ad investire risorse per migliorare i servizi di
prevenzione sanitaria e di promozione dei programmi vaccinali;
6) a promuovere l'adozione, nel rispetto dei principi
costituzionali dell'autonomia delle regioni e della libertà di scelta
individuale, di provvedimenti legislativi per ripristinare un livello
accettabile di sicurezza sanitaria, mediante il mantenimento di elevate
coperture vaccinali, per garantire una copertura vaccinale uniforme in tutto il
territorio nazionale;
7) ad adottare iniziative per destinare le risorse
economiche necessarie a sostenere e potenziare la ricerca scientifica;
8) ad assumere iniziative per utilizzare a tale scopo le
farmacie di comunità che, nella funzione di presidi sanitari polifunzionali del
territorio, nell'ambito nel progetto della «Sperimentazione della farmacia dei
servizi», possono essere siti vaccinali permanenti, previa disponibilità di
spazi idonei sotto il profilo igienico-sanitario e con la presenza di medici
eventualmente assistiti da infermieri o da personale sanitario idoneo, secondo
modalità e specifici accordi da stabilire con apposita disciplina, per ridurre
i tempi necessari alla somministrazione e consentire una più estesa copertura
vaccinale della popolazione;
9) a promuovere presso le regioni e le province autonome,
per quanto di competenza, una disciplina omogenea circa il tempestivo
approvvigionamento dei vaccini da parte dei medici, mediante appositi accordi
da stipulare con le rappresentanze sindacali dei medici di medicina generale,
dei pediatri di libera scelta e delle farmacie;
10) a presentare al Parlamento una relazione, con cadenza
annuale, sullo stato della copertura vaccinale, sui dati epidemiologici e
sull'impatto sanitario ed economico della patologia influenzale.
(1-00349) «Gelmini, Mandelli, Bagnasco, Bond, Brambilla,
Mugnai, Novelli, Saccani Jotti, Versace».
(14 maggio 2020)
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